È pericoloso stare vicino a chi fa la PET?

Che cos’è la PET?

Si tratta della famosa Tomografia ad Emissione di Positroni ed è un esame di medicina nucleare.

È una tecnologia estremamente importante, che sta rivoluzionando totalmente l’approccio diagnostico verso i tumori e le patologie degenerative come l’Alzheimer.

Tuttavia, per fare la PET si somministra al paziente un farmaco radioattivo, indispensabile per la riuscita dell’esame, ma che spesso mette in ansia chi vi si sottopone.

È pericoloso stare vicino a chi fa la PET?

Da armi a medicina, esperti chiariscono dubbi su radiazioni

Tutti siamo esposti ogni giorno alle radiazioni e tutte perfettamente naturali.

C’è la radiazione cosmica di fondo, le radiazioni terrestri. Anche alcuni alimenti sono in grado di emettere radiazioni!

Quando parliamo di radiazioni ionizzanti, intendiamo delle radiazioni che riescono a ionizzare gli atomi che incontrano.

Che significa ionizzare?

Quando una radiazione ionizzante colpisce un atomo, fa sì che questo perda uno o più elettroni.

Gli elettroni sono particelle con carica negativa e normalmente bilanciano la carica positiva dei protoni, rendendo l’atomo neutro.

Quando un atomo perde un elettrone è ionizzato: avrà una carica elettrica positiva.

Questo processo ha delle implicazioni biologiche. Alla ionizzazione segue la formazione di radicali liberi dell’ossigeno, molecole molto dannose per il nostro organismo.

  • Cosa succede durante gli esami diagnostici?

Rx, risonanza magnetica e TAC (tomografia computerizzata) non hanno rischi di questo tipo in quanto non utilizzano radiazioni.

Gli esami di medicina nucleare (come la PET) utilizzano un radiofarmaco che permane nel corpo del paziente per un breve periodo.

Il paziente quindi è temporaneamente radioattivo.

Si parla tuttavia di una radioattività molto limitata sia in termini di intensità che di tempo.

  • Diversi tipi di radiazione

Bisogna fare una distinzione molto importante.

Ci sono due tipi di radiazioni differenti: le radiazioni esterne (come la radioterapia oncologica del carcinoma della mammella) non rendono radioattivi.

È possibile emettere delle radiazioni quando invece viene utilizzato un radiofarmaco, in quanto si avrà nel corpo una sostanza in grado di emettere essa stessa delle radiazioni.

È questo il caso della terapia con iodio radioattivo per il trattamento del tumore della tiroide, oppure dell’esame PET-TC.

UN PO’ DI STORIA

Il termine radioattività fu utilizzato per la prima volta dai coniugi Curie, ma fu il fisico inglese Ernest Rutherford a comprendere per primo la natura e l’origine nucleare delle radiazioni.

Ci renderanno fosforescenti?

Questa è una delle battute più comuni quando si parla di radioattività. Bisogna però tenere presente che si tratta, appunto, solo di una battuta.

È vero, alcune radiazioni ionizzanti possono provocare luminescenza (termine più appropriato di “fosforescenza”). 

Questo però accade soltanto in particolari condizioni e non è necessariamente un segno di radioattività.

Infatti, alcuni fenomeni che provocano luminescenza sono totalmente innocui, mentre alcune radiazioni ionizzanti sono totalmente invisibili ma anche molto pericolose.

Un’altra cosa da considerare è che le radiazioni quasi mai rendono radioattivi gli oggetti!

Per rendere radioattivo un oggetto occorrono delle reazioni che implicano assorbimento di particelle ad altissima energia.

Questo tipo di reazione avviene abitualmente nelle centrali nucleari o negli acceleratori di particelle.

Un problema che può emergere quando si maneggiano sostanze radioattive è la contaminazione.

Per contaminazione si intende l’adesione di particelle radioattive a strumenti di lavoro o agli abiti dell’operatore. 

Quando c’è il sospetto di contaminazione radioattiva, bisogna rimuovere gli indumenti e allontanarli, così da eliminare il rischio di radioattività.

Non diventiamo radioattivi perché ci siamo sottoposti a esami diagnostici come la TC (tomografia computerizzata) o la risonanza magnetica.

Piccole quantità di sostanza radioattiva permangono nel corpo se si effettua la PET. Tuttavia si tratta di dosi minime che in brevissimo tempo vengono smaltite dall’organismo.

AIFM e Fondazione Veronesi

AIFM (Associazione Italiana Fisici Medici), in collaborazione con la Fondazione Veronesi è sempre attiva sugli studi che riguardano gli effetti della radioattività sul corpo umano.

La collaborazione delle due associazioni integra perfettamente l’esigenza di una diagnostica precoce dei tumori e il follow up del paziente in terapia, con uno stringente controllo della possibile dannosità delle emissioni radioattive.

In questa pagina puoi sapere di più sull’AIFM: https://www.fisicamedica.it/aifm/

LO SAPEVI CHE

I metalli più radioattivi in natura sono: Polonio, Radio, Plutonio, Torio e Uranio.

Manuale di qualità: Documento intersocietario SIRM-AIFM

Puoi trovare il Manuale di Qualità ai sensi del D.LGS.101/2020 ART.164 e allegato XXVIII cliccando qui.

Come deve comportarsi un paziente alle prese con un esame PET

La medicina nucleare è una nuova frontiera della diagnostica per immagini, indispensabile per un corretto procedimento diagnostico e per il successivo follow up del paziente.

Nell’esecuzione della PET viene somministrato un radionuclide che consente una visualizzazione della lesione grazie all’emissione di positroni.

I rischi relativi a queste radiazioni ionizzanti dipendono da diversi fattori, tra cui:

  • La dose di radiazioni ricevuta
  • Il tipo di radiazione
  • L’età del soggetto che si sottopone all’esame
  • La parte del corpo esposta alla radiazione

Un paziente che si sottopone a un esame PET avrà dentro di sé una piccola quantità di radioattività.

Bisogna sempre considerare che, quando si esegue un esame diagnostico, il paziente viene sottoposto alla quantità MINIMA di radiazioni necessaria per ottenere una buona risposta dal test.

Quindi, questa piccola radioattività non deve far temere né il paziente né chi gli sta intorno.

Il radiofarmaco ha inoltre un tempo di decadimento piuttosto rapido e le radiazioni emesse dal paziente diventano estremamente basse nel giro di poche ore.

A contribuire allo smaltimento del radiofarmaco è anche la diuresi, che eliminerà gradualmente la sostanza nell’arco della giornata.

Cosa fare quando si esce dal reparto di medicina nucleare?

Nonostante la bassissima dose di radiazioni, è bene evitare i contatti ravvicinati per lungo periodo con i familiari, con particolare attenzione ai bambini e alle donne in gravidanza.

Questo tipo di precauzione dovrebbe essere mantenuta fino a sera, quando il radiofarmaco sarà stato completamente eliminato.

Il soggetto che si è sottoposto alla PET non è in grado di rendere radioattivi gli oggetti che tocca o che tiene vicini a sé, come abiti, posate, cellulari ecc…

L’unico modo per contaminare gli oggetti è con i liquidi corporei, come l’urina.

Mantenere queste semplici precauzioni mette tutte le persone che circondano il soggetto totalmente al riparo da qualsiasi rischio.

Nel caso di procedure diagnostiche in cui siano state impiegate dosi maggiori di radiofarmaco, sarà cura del medico comunicare al paziente quali siano gli atteggiamenti  da tenere nell’arco della giornata.

CONSIGLIO

Rivolgiti sempre a centri qualificati per l’esecuzione della PET e segui strettamente il consiglio del tuo medico di fiducia.

A che cosa serve la Pet e in cosa si distingue da Tac e risonanza magnetica – YouTube


Fonti: