Come si dice il verso delle mucche?

Come si dice il verso delle mucche

I bovini emettono un suono intenso, relativamente cupo e prolungato, onomatopeicamente descrivibile in lingua italiana con un “muuu-muuu” e che si chiama “muggito”. 

Muggire consente alle vacche di comunicare tra loro, coprendo anche distanze parecchio elevate. Emettono suoni differenziati tra loro che toccano sia frequenze molto basse che frequenze alte.

I vitelli (ovvero i cuccioli di bovino) sono in grado di riconoscere la propria madre principalmente dal muggito che emettono.

Come si chiama il verso delle balene?

Le balene sono tra i mammiferi più grandi e affascinanti che popolano le acque del nostro bellissimo pianeta blu.

I versi che emettono possono essere percepiti anche nelle acque più profonde e vengono chiamati “canti” (già, purtroppo dobbiamo deluderti dicendoti che non si chiamano “balenese”!). Questo appellativo gli è stato affibbiato perché ricordano dei veri e propri canti umani, ovvero dei suoni melodiosi, prevedibili e ripetuti.

La particolarità davvero molto interessante riguardo il canto delle balene, sta nel fatto che questi animali in realtà non possiedono una laringe (l’organo tubolare della gola attraverso la quale passa l’aria) dotata di corde vocali come per noi esseri umani, pertanto il funzionamento biologico-meccanico alla base dell’emissione di tali melodie submarine rimane un vero e proprio mistero.

I biologi e gli studiosi in generale ipotizzano che abbiano sviluppato l’abilità di emettere suoni utilizzando i seni craniali, ovvero delle cavità simili a quelle nasali presenti nell’anatomia dell’uomo, con la differenza che alle balene non serve il passaggio dell’aria soffiata dai polmoni attraverso questi fori per creare un suono. 

E’ probabile che riescano in qualche modo ad incanalarvi l’aria presente all’interno del proprio corpo, ma gli scienziati rimangono ancora molto dubbiosi sul come ci possano riuscire.

Il canto ha funzioni diverse per ogni cetaceo. 

Per le balene in generale, funge da strumento per l’orientamento dell’animale stesso. 

Il cetaceo emette il suono che rimbalza sulle superfici, sugli animali e sul fondale marino tornando al punto d’origine. Le vibrazioni di ritorno vengono captate dall’animale che riesce quindi a capire come muoversi nello spazio davanti a sé e a mantenere una specifica rotta. 

Per questo motivo, di quando in quando i sonar delle navi e dei sottomarini umani interferiscono con i loro canti mutando le vibrazioni di rimbalzo, e alcuni esemplari perdono l’orientamento rischiando (nei casi più gravi) lo spiaggiamento.

Il canto delle balene è catalogato da moltissime persone come un suono molto rilassante, tanto da considerarlo alla pari di una vera e propria ninna nanna.

Come si chiama la pelle dell’elefante?

L’epidermide degli elefanti non possiede un nome specifico che la identifichi specificamente rispetto a quella di altri animali. Ci si può riferire ad essa chiamandola semplicemente “pelle di elefante“.

Le sue caratteristiche principali riguardano innanzitutto il colore grigio-marrone, lo spessore elevato e l’aspetto estremamente rugoso, tanto da farla somigliare a dell’argilla secca e screpolata.

Quest’ultima particolarità ha in realtà uno scopo molto pratico nonché fondamentale nella gestione della regolazione termica dei pachidermi. 

Gli elefanti, infatti, non possiedono le ghiandole sudoripare. 

In mancanza della vasodilatazione cutanea dovuta dall’assenza di queste ghiandole, non possono sudare e di conseguenza regolare la propria temperatura corporea mantenendola costante e decisamente più bassa rispetto alle altissime temperature esterne. 

Per questo motivo le rughe della loro spessa pelle, che ricordano delle spaccature o delle crepe, permettono a questi giganti di trattenere il più a lungo possibile l’umidità che, evaporando, evita il loro surriscaldamento. 

Ecco perché gli elefanti hanno sviluppato una rinfrescante strategia che permette loro di normalizzare la propria temperatura corporea. 

Ogni volta che si presenta loro l’occasione, si trovano a sguazzare felici nelle pozze d’acqua e soprattutto nel fango, ricoprendosi interamente di limo da capo a piedi! 

Questo comportamento può risultare buffo all’occhio umano, ma in realtà è solo uno dei tanti sintomi dell’enorme intelligenza che caratterizza questa specie animale. Le spaccature nella cute infatti, ritengono l’idratazione presente nell’acqua e nella melma, aiutando così la termoregolazione (per non parlare del fatto che il fango, seccandosi, funge da vero e proprio repellente naturale contro mosche e tafani che sono particolarmente fastidiosi e infestanti).

Infine eccoti una piccola e simpatica curiosità riguardo alla pelle di questi giganti gentili: di primo acchito gli elefanti potrebbero sembrarti quasi totalmente glabri (fatta eccezione per la sommità della testa e la punta della coda), ma in realtà hanno dei peli molto radi e molto spessi che ricoprono tutto il loro corpo. 

Se mai dovesse capitarti di toccarne uno per accarezzarlo, aspettati di provare la stessa sensazione che avresti toccando un cactus spinoso: gli elefanti pungono!

Come si fanno i versi degli animali?

I versi degli animali sono diversi per ogni singola lingua del mondo. 

In alcuni casi, a livello fonetico potrebbero somigliarsi molto, soprattutto se tendono a imitare il verso degli animali stessi, in altri casi invece potrebbero risultare totalmente differenti tra loro.

Ad esempio:

  • Il cane abbaia, in italiano il suono che emette viene indicato con un “bau-bau”, in inglese “woof-woof” (o “arf-arf” per i cani di piccola taglia), in tedesco “wuff-wuff” e in spagnolo “guau-guau”, mentre nelle lingue orientali le cose cambiano drasticamente se pensiamo al coreano “meong-meong” o al giapponese “wan-wan”.
  • Il gatto miagola, in italiano il suo suono è il classico “miao-miao”, in inglese un molto simile “meow-meow” così come il tedesco “miau-miau” identico allo spagnolo.
  • Il gallo in italiano “chicchirichì”, in tedesco “kikeriki”, in islandese “gaggalagò”, in giapponese “kok-e-kok-ok”.
  • La mucca muggisce, in italiano “muu-muu”, in inlgese “moo-moo”, in ceco “buu-buu”, in olandese “boeh-boeh”, in coreano “eum-mae”.
  • L’anatra in italiano starnazza con il suo simpatico “qua-qua”, simile all’inglese “quack-quack”, mentre in danese abbiamo “rap-rap”, in rumeno “mac-mac” e in turco “vak-vak”.
  • Il gracchiare della rana in italiano è indicato con “cra-cra”, in inglese “ribbit-ribbit”, in tedesco “kwaak- kwaak”. in ungherese “brekeke-brekeke”, in polacco “kum-kum”.
  • Il maiale grugnisce, in italiano, in inlgese e in tedesco il suo verso è indicato come “oink-oink”, in albanese “hunk-hunk”, in ceco “kvìk-kvìk”, in olandese “knor-knor”, in giapponese “bui-bui”, in spagnolo “kurrin-kurrin”.
  • La pecora bela, in italiano “bee-bee”, in inlgese “bah-bah”, in tedesco “mah-mah”, in indonesiano “mbek-mbek”, in giapponese “me-me”, in cinese “mie-mie”, in norvegese “bae-bae”.