Come scegliere un interruttore magnetotermico?

Fino a qualche decennio fa, un sovraccarico di energia o una scintilla poteva provocare un cortocircuito, con il rischio di causare un incendio o danneggiare l’impianto elettrico.

Oggi le norme impiantistiche sono più restrittive in materia di sicurezza e impongono determinati criteri, come scegliere un interruttore magnetotermico da posizionare subito a valle del contatore.

In questo modo si possono isolare eventuali linee differenti dell’abitazione che partono dal quadro elettrico.

Cosa fa un interruttore magnetotermico?

Gli interruttori magnetotermici proteggono i cavi e i componenti dell’impianto elettrico dagli effetti di correnti di sovraccarico e cortocircuiti.

Le tipologie più comuni di interruttori destinati agli impianti residenziali sono costruiti nel rispetto della norma CEI 23-3 (EN 60898-1), relativa agli Interruttori automatici per la protezione delle sovracorrenti nelle installazioni a corrente alternata di uso domestico e similari,

In questo modo possono essere manipolati anche da persone che non hanno familiarità con l’elettricità, a differenza dei dispositivi basati su altri standard che sono costruiti pensando più alle strutture e alle attrezzature.

Gli interruttori magnetotermici hanno componenti interni in grado di rilevare sovraccarichi e cortocircuiti.

Come funziona un interruttore magnetotermico?

Il suo funzionamento avviene interrompendo il circuito elettrico sia con un meccanismo di tipo magnetico (si parla di sganciatore magnetico) che con uno di tipo termico (il cosiddetto sganciatore termico).

È proprio da questa combinazione che deriva la denominazione di interruttore magnetotermico.

  • Protezione contro i cortocircuiti

Per proteggere dai cortocircuiti, l’interruttore magnetotermico differenziale è composto da uno sganciatore magnetico (bobina): il cortocircuito è un aumento di corrente superiore al valore nominale che si verifica istantaneamente.

L’intensità di campo dell’elemento magnetico è aumentata in proporzione all’aumento improvviso della corrente elettrica, per cui si attiva il meccanismo di sgancio dell’interruttore provocandone l’intervento.

In seguito allo scatto, l’interruttore automatico potrà essere ripristinato solo dopo aver riparato la causa del cortocircuito.

  • Protezione contro i sovraccarichi

Per garantire un’efficace protezione contro i sovraccarichi, l’interruttore magnetotermico è progettato in funzione di un intervento termico ritardato (elemento bimetallico), ovvero il sovraccarico è un aumento di corrente al di sopra del valore nominale che avviene gradualmente.

Anche l’elemento bimetallico si riscalda progressivamente e in un dato momento la dilatazione di tale componente provoca l’azione del meccanismo di intervento dell’interruttore magnetotermico.

Dopo lo scatto, l’interruttore potrà essere ripristinato solo dopo che l’elemento bimetallico si sarà raffreddato.

Come scegliere il magnetotermico e il differenziale più adatto – Gianluca Risponde in Diretta


Domande correlate

Per quale motivo salterebbe un magnetotermico?

L’elettricità che viene immessa in uncircuito causa un effetto termico (denominato Joule) che riscalda il conduttore.

In base alla legge definita da Joule, il calore che viene prodotto da questo riscaldamento è direttamente proporzionale al quadrato dell’intensità della corrente.

Nel momento in cui in un dispositivo elettrico o in un conduttore la corrente supera un valore massimo (detto corrente nominale o In), c’è un surriscaldamento per effetto Joule.

Si tratta di una sovracorrente che può causare gravi danni all’impianto elettrico. Le alte temperature possono anche dare origine a un incendio.

La sovracorrente può essere provocata da

  • un sovraccarico
  • un cortocircuito

Entrambi i fenomeni richiedono un intervento immediato perché sono pericolosi per la sicurezza di cose e persone.

Cosa fare, dunque?

La cosa migliore è installare un interruttore magnetotermico che, attivandosi, apre il circuito in caso di sovracorrente.

Cosa fa un interruttore magnetotermico?

L’interruttore magnetotermico entra in funzione grazie all’intervento di due dispositivi di protezione: un interruttore di tipo magnetico, detto sganciatore magnetico, e un interruttore di tipo termico, detto sganciatore termico.

Tutti e due si attivano in caso di una sovracorrente:

  • l’interruttore termico (sganciatore termico) entra in funzione in modo automatico e apre il circuito in presenza di un sovraccarico. Possiamo definirlo una sorta di sensore termico interno dell’interruttore elettromagnetico
  • l’interruttore magnetico (sganciatore magnetico) incrementa le misure di sicurezza in caso di una sovracorrente di cortocircuito.

Che amperaggio ha l’interruttore magnetotermico?

L’interruttore magnetotermico deve essere adeguatamente dimensionato in modo da proteggere sia l’apparecchiatura che il cavo che alimenta l’apparecchiatura. Si deve inoltre tenere conto del livello di tensione e del livello di cortocircuito a cui sarà sottoposto l’interruttore.

Gli interruttori magnetotermici sono progettati per funzionare a una specifica intensità di corrente, che viene misurata in ampere (A). La corrente nominale (In) può circolare a temperatura ambiente senza creare problemi. Viene segnalata sul dispositivo nel caso in cui differisca da 30 °C.

Le “In” utilizzate negli interruttori magnetotermici possono avere il seguente valore: 6, 10, 13, 16, 20, 25, 32, 40, 50, 63, 80, 100, 125 A.

La scelta è prevalentemente legata agli ampere a cui interviene la protezione: per garantire che il sistema sia in sicurezza, infatti, la corrente di cortocircuito non deve essere superiore al massimo valore di corrente fornito dal costruttore.

Tale valore è indicato in ampere su di una specifica targhetta apposta sull’interruttore elettromagnetico (potere di interruzione).

Come si sceglie un interruttore magnetotermico?

Le prestazioni dei due elementi (termici e magnetici) variano a seconda della curva di intervento magnetotermico dell’interruttore.

Ogni tipo di carico necessita di un interruttore con caratteristiche specifiche, in modo che l’azionamento sia preciso e la protezione sia efficace.

Per scegliere l’interruttore giusto occorre seguire la seguente regola:

la corrente nominale del circuito deve essere minore o uguale alla corrente nominale dell’interruttore, che deve essere minore o uguale alla corrente nominale del cavo.

Ad esempio i magnetotermici ad uso domestico sono tarati per In minori o uguali a 125 A e non si possono regolare.

Gli interruttori ad uso industriale invece sono regolabili in base alla corrente che deve fluire all’interno del circuito e sono suddivisi in tre categorie diverse: di classe B, classe C e classe D.

  • Interruttore di classe B

Viene utilizzato per proteggere i circuiti che alimentano carichi con caratteristiche prevalentemente resistive, come lampade ad incandescenza, docce, rubinetti e resistenze elettriche, oltre ai circuiti delle prese di uso generale.

Il range della corrente di intervento in caso di cortocircuito è costituito dall’intervallo 3-5 della sua corrente nominale (In). Questo vuol dire che lo sganciatore magnetico non interviene per correnti minori o uguali a 3 volte In, mentre interviene per correnti minori o uguali a 5 volte In.

  • Interruttore di classe C

È utilizzato per proteggere i circuiti che alimentano in modo specifico carichi di natura induttiva con picchi di corrente al momento dell’avviamento: microonde, condizionamento, motori di pompe, oltre a circuiti con carichi con caratteristiche simili.

Il range della corrente di intervento in caso di cortocircuito è l’intervallo 5-10 della sua corrente nominale.

  • Interruttore di classe D

Si usa per la protezione di circuiti che alimentano carichi altamente induttivi con picchi di corrente elevati al momento dell’avviamento: grandi motori, trasformatori e circuiti con carichi con caratteristiche simili.

Ha un intervallo di riferimento da 10 a 20 volte la sua corrente nominale.

Che differenza c’è tra salvavita e magnetotermico?

Un differenziale puro comprende solo l’interruttore differenziale, quello comunemente chiamato salvavita elettrico.

Tale componenteprotegge dai contatti diretti e indiretti (sempre con alcune limitazioni e comunque deve essere coordinato col valore della resistenza di terra).

Un magnetotermico differenziale è invece composto da un differenziale e da un interruttore magnetotermico che si attiva in presenza di un cortocircuito o a causa di un sovraccarico.

Il magnetotermico differenziale è utile a valle del contatore, l’interruttore salvavita è impiegato nelle installazioni che richiedono una protezione particolare.

Come scegliere il magnetotermico e il differenziale più adatto?

L’interruttore differenziale, chiamato comunemente salvavita, è un dispositivo capace di interrompere (cioè aprire) un circuito in caso di contatti accidentali fase-terra o dispersione dell’impianto elettrico verso terra.

Non offre protezioni da cortocircuiti o sovracorrenti per i quali è necessario ricorrere a un collegamento magnetotermico.

Per effettuate la scelta giusta è necessario conoscere la tipologia di potenziali correnti di guasto differenziale presenti e future nell’impianto in oggetto, oltre a tutte le apparecchiature e che verranno collegate.

La scelta deve quindi essere preceduta da una analisi, con calcolo magnetotermico e con l’ausilio di una tabella interruttori magnetotermici.

Tale analisi è in genere piuttosto semplice in caso di un impianto civile, ma può rivelarsi molto complessa quando viene effettuata nei settori industriali.

In ogni caso va effettuata mettendo in relazione i parametri forniti dal costruttore con quelli rilevati dallo studio.

Come sono fatti gli interruttori che proteggono da tutto?

Sul mercato puoi trovare dei dispositivi che integrano sia la protezione dell’interruttore differenziale sia del magnetotermico.

Questi componenti elettronici sono molto importanti per rendere a norma di legge un impianto elettrico sia civile che industriale. È importante dotare l’impianto dei dispositivi più idonei in base all’utilizzo e considerando il grado di rischio.